L’azienda agricola opera anche nel Sud America, portando avanti allevamenti e colture senza antibiotici e prodotti chimici di sintesi
![Poggio di Camporbiano](https://www.ecoditoscana.it/wp-content/uploads/2019/10/buona1-1024x682.jpg)
Un ponte bio tra San Gimignano (Si) e il Brasile. A idearlo e portarlo avanti è l’azienda agricola Poggio di Camporbiano, conosciuta per la coltivazione e lavorazione di cibi biologici, dal 1988 a oggi. La fattoria fa uso esclusivamente di prodotti e preparati naturali per la concimazione, per la difesa delle piante e per la cura degli animali. L’attività adotta la rotazione delle colture e ha come obbiettivo l’aumento della vitalità del terreno. Dalla Toscana il progetto si è esteso anche in Brasile.
Poggio di Camporbiano: i numeri delle due fattorie
La fattoria sudamericana creata sul modello di Poggio di Camporbiano si estende per 50 ettari a San Paolo. Si trova avvolta in un clima tropicale, vi lavorano stabilmente 6 soci oltre a quattro dipendenti e conta 120 bovini di razza Jersey che producono 12 quintali di latte crudo al giorno. La produzione spazia dal caffè alla frutta, core business anche in Brasile sono i formaggi.
![Poggio di Camporbiano-mucca](https://www.ecoditoscana.it/wp-content/uploads/2019/10/buona2-1.jpg)
Per quanto riguarda i numeri di Poggio di Camporbiano in Toscana, nel 2018 è stato registrato un fatturato di 1.005.000,00 euro. I numeri di questa realtà includono anche 300 ettari a disposizione, che per la metà di bosco e la restante parte di superficie agricola utile. Altri 50 ettari fanno parte dello stato di San Paolo in Brasile. Si sommano due punti vendita (a Siena e a Colle di Val d’Elsa), oltre che uno spaccio aziendale. L’azienda agricola consegna anche sul territorio toscano gli ordini ricevuti.
Storia dell’attività, dagli anni ‘80 a oggi
![Poggio di Camporbiano panoramica](https://www.ecoditoscana.it/wp-content/uploads/2019/10/buona11.jpg)
Ad avviare la fattoria in Toscana sono stati, alla fine degli anni ’80, i fratelli (all’epoca poco più che ventenni) Piero e Fabio Alberti coi loro genitori e la moglie di Piero, Patrizia Narcisi. Tutti radicati da generazioni a Torino, decisi a perseguire il loro sogno controtendenza di provare il “ritorno alla terra”, alla genuinità delle coltivazioni, al mangiare sano, senza uso di concimi chimici e antibiotici. «Per noi questa è una nuova sfida – racconta Fabio -. Abbiamo cercato di replicare il nostro modello toscano anche nello stato di San Paolo. Così è nata la fazenda Terra Limpida. È un’occasione che ci è capitata per caso e non ci siamo lasciati sfuggire. Una bella scommessa, come tutte quelle a cui siamo stati abituati in questi anni. Stiamo comunque già raccogliendo importanti consensi da parte della popolazione e degli enti locali».
Produzione biologica, dagli ortaggi ai formaggi
![Formaggi Poggio di Camporbiano](https://www.ecoditoscana.it/wp-content/uploads/2019/10/buona8.jpg)
La produzione che caratterizza Poggio di Camporbiano spazia dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al fieno biologico certificato, dai formaggi al latte crudo (premiati nel settore) fino a marmellate, succhi di frutta, sottoli e prodotti da forno. Tutto rigorosamente biologico, dal campo fino alla lavorazione e alla tavola. Vi lavorano 8 soci più 16 dipendenti e in quasi tutti gli ambienti si trovano macchinari all’avanguardia. Macchinari tattici ai fini dell’ottimizzazione delle risorse, umane e ambientali. «La nostra impresa è un microcosmo. Si può dire che non ci sia un vero e proprio proprietario, trattandosi di una cooperativa, svincolata da successioni. Questo rientra nella nostra filosofia di condivisione – spiega Fabio -. L’idea di intraprendere questo cammino è nata perché eravamo alla ricerca di cibo genuino per noi e le nostre famiglie e non c’era mai modo di trovarlo con facilità. Così ci siamo detti: perché non provare a produrlo da soli? E l’abbiamo voluto mettere in pratica, partendo da zero, imparando giorno dopo giorno – è il caso di dire – sul campo i segreti di questo affascinante mestiere. La nostra giornata tipo è quella che si svolgeva nelle fattorie di una volta. Nello specifico, si fa vita comunitaria, si lavora, si mangia insieme, si condividono decisioni e fatiche. E poi, chi l’ha detto che il biologico non vada d’accordo con la tecnologia? Basta saperla usare a piccole dosi e in modo oculato».
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