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Home » Cultura » La Galleria dell’Accademia di Firenze acquisisce un’opera di Luigi Pampaloni

La Galleria dell’Accademia di Firenze acquisisce un’opera di Luigi Pampaloni

Gennaio 8, 2025 da redazione Lascia un commento

Il bozzetto in terracotta della Venere al bagno, realizzato dallo scultore nel 1836, entra a far parte delle collezioni del museo

La Galleria dell’Accademia di Firenze arricchisce le sue collezioni con una preziosa statuetta in terracotta di Luigi Pampaloni (Firenze, 1791-1847). Il bozzetto preparatorio per la Venere al bagno verrà esposto nella Gipsoteca – accanto agli altri modelli in gesso dell’artista e del suo celebre maestro, Lorenzo Bartolini.

“Con l’acquisizione della Venere al bagno, bozzetto preparatorio per la scultura in marmo di Luigi Pampaloni, la Galleria dell’Accademia di Firenze riafferma la propria duplice missione: da un lato, custode di un patrimonio straordinario, dall’altro, luogo di ricerca, valorizzazione e divulgazione.” – afferma Massimo Osanna, Direttore avocante del museo fiorentino nonché Direttore Generale dei Musei -.

“Questa preziosa terracotta offre al pubblico uno sguardo unico sul processo creativo dell’artista. La sua collocazione nella Gipsoteca arricchisce ulteriormente l’importante collezione di scultura ottocentesca del museo, già valorizzata dal recente riallestimento di questo spazio. L’arrivo della Venere al bagno alla Galleria dell’Accademia evidenzia il ruolo del museo come luogo di studio e conoscenza, offrendo una nuova prospettiva per comprendere e apprezzare i processi creativi che sottendono alla grande arte italiana.”

“L’acquisizione del bozzetto di Luigi Pampaloni migliorerà la comprensione di un artista strettamente legato al museo fiorentino” – ha evidenziato Giulia Coco, curatrice della Gipsotecadella Galleria dell’Accademia di Firenze. “La Gipsoteca ospita, infatti, un nucleo di opere dello scultore acquistate dallo Stato italiano alla fine dell’800, dopo la sua morte, ed esposte in dialogo e a confronto con i modelli di Bartolini.

Ma di che cosa si tratta?

La presenza di Venere al bagno, soggetto che non figura tra i gessi del Pampaloni già in museo, rafforza ulteriormente questo legame. Non solo. Il bozzetto, che costituisce la fase creativa precedente a quella figurata nel gesso e poi nel marmo, ovvero la primissima idea dell’artista, e in quanto tale destinato all’atelier, richiama il fare artistico che anima la Gipsoteca, ricostruzione ideale dello studio d’artista, e più in generale la vocazione della Galleria dell’Accademia, museo didattico di riferimento per l’istituto accademico”.

Luigi Pampaloni nacque a Firenze nel 1791, figlio di un modesto commerciante del capoluogo toscano. Nel 1806 si avvicinò all’arte frequentando un corso di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, ma la sua maturazione artistica si deve soprattutto alle sue abilità scultoree – affinate grazie all’influenzadi Lorenzo Bartolini, suo maestro all’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove Pampaloni si trasferì nel 1810.

La straordinaria duttilità di Pampaloni è documentata dalla capacità di alternare un registro solenne e composto a uno stile più soave e delicato. Questi ultimi elementi sono evidenti nella Venere al bagno, opera in marmo a grandezza naturale commissionata allo scultore nel 1836 dal collezionista americano Meredith Calhoun.

Pampaloni presentò la Venere al bagno all’Esposizione annuale dell’Accademia di Belle Arti nel 1838. La spontaneità dell’opera, coinvolgente e lontana dalle rigide convenzioni neoclassiche, è il risultato delle meditazioni dell’artista sugli insegnamenti di Bartolini e sul “bello naturale” quale imitazione della realtà.

Queste caratteristiche risultano accentuate nel bozzetto in terracotta di 38 centimetri esposto all’ultima edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze e recentemente acquisito dalla Galleria dell’Accademia di Firenze.

La Venere al bagnoritrae la dea in procinto di immergersi in acqua, quando l’ampio telo che la ricopre cade – provocando il gesto istintivo di coprire il seno con una mano. La figura si reclina pudicamente in un movimento spontaneo e di grande naturalezza, evidenziato dalla torsione del busto e dall’alta capacità dello scultore di plasmare la creta, creando delicati ma efficaci effetti di chiaroscuro che valorizzano la morbidezza del ventre e la pienezza dei giovani seni.

La freschezza del modellato, tipica del bozzetto e della lavorazione in creta, si attenua nella versione in gesso dell’opera, che differisce dalla prima idea dell’artista per alcuni dettagli. Nella terracotta, ad esempio, lo sguardo di Venere mostra un imbarazzo che sembra perdersi nella redazione successiva – dove il volto inclinato accenna un sorriso vagamente malizioso e seducente. Nel modello in gesso, inoltre, l’acconciatura è più studiata rispetto al bozzetto, che ritrae la dea con estrema naturalezza e perfetta spontaneità.

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