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Home » Economia » Coronavirus, anche la pesca piange

Coronavirus, anche la pesca piange

Marzo 12, 2020 da redazione Lascia un commento

Coldiretti Toscana lancia l’allarme per le limitazioni della movimentazione di persone e merci

Tempi difficili anche per la pesca e l’acquacoltura in Toscana. Questo a causa dell’emergenza Coronavirus e delle limitazioni imposte alla movimentazione di persone e merci. Il risultato è la diminuzione delle vendite e il progressivo azzeramento delle attività di ittiturismo e pescaturismo. A lanciare l’allarme è Coldiretti Toscana che registra un pericoloso ridimensionamento della domanda sui mercati interni ed esteri. E questo anche per la preoccupazione che possano essere messi in quarantena i componenti dell’equipaggio delle flotte.

Le parole di Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana 

«Il comparto dell’acquacoltura e della pesca in Toscana conta 1600 imprese e 25 milioni di fatturato, un patrimonio che concorre in maniera significata al valore complessivo dell’economia regionale – chiede Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana -. Va salvaguardato in questo momento di crisi causata dal Coronavirus. Per questo Coldiretti ha chiesto l’estensione alle imprese del settore delle misure di sostegno, di esenzione e di sospensione di tasse e contributi. Questo attraverso sgravi fiscali e contributivi con il rinvio di pagamenti, compensazioni previdenziali delle giornate di lavoro perse, oltre alla concessione di mutui a tasso zero finalizzati all’estinzione dei debiti bancari, garantiti dallo Stato direttamente o attraverso l’ISMEA e gli strumenti agevolati di accesso al credito per rilanciare l’attività di impresa attraverso nuova liquidità».

Oltre il 25% dell’offerta nazionale di sarde proviene dall’attività di pesca toscana

«Le catture più importanti della flotta da pesca toscana riguardano pesce azzurro, in particolare sarde ed acciughe – ricorda Coldiretti Toscana – mentre tra gli altri pesci vengono catturati naselli, triglie, sugarelli, boghe e cefali. Oltre il 25% dell’offerta nazionale di sarde proviene dall’attività di pesca esercitata in Toscana. I quantitativi dell’itticoltura regionale incidono per il 5% sulla produzione nazionale, ma scendono sotto il 2% se si considera l’acquacoltura nel complesso. Date le caratteristiche di pregio delle specie allevate – aggiunge Coldiretti Toscana – il valore delle produzioni incide in misura maggiore rispetto ai volumi prodotti, con percentuali del 7% sulla piscicoltura e di quasi il 4% sull’acquacoltura totale». Numeri che parlano chiaro per il direttore di Coldiretti Toscana, Angelo Corsetti. «Considerata l’importanza del settore – dice – Coldiretti ha chiesto al Ministero delle Politiche Agricole anche misure straordinarie di sostegno all’occupazione tramite l’immediata estensione alla pesca della CISOA o, in subordine, l’utilizzo della Cassa integrazione straordinaria in deroga e l’adozione di soluzioni di maggiore flessibilità nelle misure di gestione nazionali che, nel rispetto delle normative vigenti e in conformità con gli obiettivi della PCP e del CCNL, affidino la gestione di un plafond di giornate di pesca alla responsabile autodeterminazione aziendale». Coldiretti Impresa Pesca ha chiesto, infine, l’attivazione di tutti i bandi FEAMP a valere su risorse disponibili del Fondo ed esaurimento delle procedure in atto sui bandi svolti.

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