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Dipendenze da alcol e droghe in Toscana

Ottobre 1, 2019 da redazione Lascia un commento

Il punto di Fabio Voller, coordinatore dell’Osservatorio di Epidemiologia dell’Ars

Dipendenze Voller

L’Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze Pistoia ha fatto il punto sulla dipendenza in Toscana da bevande alcoliche e sostanze. E ha fotografato la situazione attraverso la “voce” di Fabio Voller, coordinatore dell’Osservatorio di Epidemiologia dell’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana. 

Dipendenze: l’aiuto dei servizi e dei gruppi

Per contrastare le dipendenze da sostanze stupefacenti e psicotrope in Toscana esiste un’articolata rete di servizi offerti dalle Aziende Sanitarie Locali. Ma il trattamento delle dipendenze di oggi passa anche da una lunga storia di gruppi di auto aiuto nati a partire dagli anni ‘70.

Oggi le dipendenze si sono diffuse, moltiplicate e coinvolgono una varietà di comportamenti spesso affrontati in sinergia tra i servizi socio-sanitari e dai gruppi di auto-aiuto. 

Qualche numero sul consumo di alcol in Toscana

«L’andamento del consumo di alcolici in Toscana, così come nel resto del paese, è in constante calo a partire dalla metà degli anni ’60 – spiega il coordinatore -. Secondo l’OMS l’andamento dei consumi in litri di alcol pro capite in Italia tra il 2003 e il 2014 (ultimo dato disponibile) mostra un decremento passando da 9,2 a 7,6 litri pro capite. Quindi al di sotto della media europea (8,6 litri pro capite). Tuttavia, negli ultimi anni si sono generati nuovi pattern di consumo legati principalmente alle quantità e alla modalità del bere. Questo soprattutto nelle fasce giovanili della popolazione e/o nei contesti ricreativi e di aggregazione. Qui infatti sono sempre più diffuse le abbuffate alcoliche e gli episodi di ubriacatura».

Dati dello studio IPSAD® Italia

Secondo lo studio IPSAD® Italia, realizzato ogni due anni dal CNR sulla popolazione italiana tra i 15 e i 64 anni, per il 2017 il 20,2% del campione riferisce almeno un episodio di ubriacatura.

«Il 12,5% di binge drinking (abbuffata alcolica). Tra i 15 e i 24 anni – prosegue Voller – le prevalenze arrivano rispettivamente al 41% e 16%. In Toscana, lo studio EDIT del 2018 (condotto da ARS ogni tre anni a partire dal 2005, su un campione di studenti toscani tra i 14 e i 18 anni) rivela che gli episodi di ubriacatura (ultimo anno) riguardano quasi la metà degli studenti (48,2%). Il binge drinking (ultimo mese) viene riferito da un adolescente su tre (33,4%). Nel tempo, si registra una lieve tendenza all’aumento, in particolare per le ubriacature. Nello specifico, dal 42% del 2005 al 48% del 2018. La diffusione di questi comportamenti è nota già da alcuni anni e coinvolge maggiormente gli uomini. Tuttavia, c’è un progressivo avvicinamento dei comportamenti nei due generi. Nel 2018, per la prima volta in Toscana, è maggiore il numero di ragazze ad aver avuto episodi di ubriacature rispetto ai ragazzi (rispettivamente 49,2% e 47,2%); i ragazzi però riportano un maggior numero di episodi (il 20% più di 10 volte, a fronte di un 14% di ragazze). La birra resta al primo posto tra gli alcolici più consumati (42,3%), seguita dagli aperitivi (37,7%)». 

Il quadro dei soggetti con dipendenze patologiche da alcol

«Gli utenti in carico presso i Servizi alcologici della Toscana nel 2018 erano 5.427 di cui il 24% nuovi utenti e il 73% di sesso maschile, con un rapporto maschi/femmine pari a 2,8 sia tra gli utenti incidenti che prevalenti. L’età media – dice Fabio Voller – si mantiene costante. 45 anni per i nuovi utenti e 50 per l’utenza generale, così come la distribuzione della bevanda d’abuso prevalente. Nello specifico, vino 51%; birra 25%; superalcolici 11%; amari 5%. L’andamento temporale mantiene un tasso d’incidenza stabile e una prevalenza in costante aumento poiché associata ai lunghi tempi di ritenzione in trattamento. L’abuso di alcol è associato a oltre 200 malattie o infortuni e rappresenta una delle principali cause di morte e disabilità nei giovani adulti. Provoca, secondo le stime OMS, circa 3,3 milioni di decessi l’anno nel mondo».

Conseguenze sanitarie dell’uso e abuso di alcolici

Il coordinatore dell’Osservatorio di Epidemiologia dell’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana spiega che nel 2018 in Toscana, su un totale di circa 1 milione e mezzo di accessi ai Pronto Soccorso, si sono verificati circa 5mila accessi alcol-correlati (135 ogni 100mila abitanti). Nel 68% dei casi gli accessi sono stati effettuati da uomini. Il dato è stabile rispetto all’anno precedente, così come l’andamento generale. L’intossicazione da alcol etilico risulta la causa più frequente (86%). La classe d’età con il più alto tasso di accessi ai Pronto Soccorso è quella compresa tra i 18 e i 24 anni. Questo con 412 accessi ogni 100mila abitanti, seguita da quella dei 16-17enni con 362 accessi per 100mila abitanti.

«Per quanto riguarda la mortalità totalmente attribuibile all’alcol – commenta – in Toscana, nell’ultimo anno disponibile (2015) sono stati contati 47 casi (di cui 34 maschi: 72%). Questo è pari a un tasso standardizzato per età di 1,2 decessi per 100mila abitanti, inferiore alla media nazionale (2,3 decessi per 100mila abitanti). L’andamento del fenomeno è in lieve diminuzione. Le patologie che causano il maggior numero di eventi sono le epatopatie alcoliche. Queste nel 2015 sono responsabili del 79% dei decessi attribuibili all’alcol».

Focus sull’uso e abuso di sostanze psicotrope illegali

«Da circa un decennio, l’inquadramento dei consumi di sostanze appare oramai stabile – prosegue il coordinatore dell’Osservatorio di Epidemiologia -. I dati nazionali IPSAD® per il 2017 stimano che 1 italiano su 3 d’età compresa tra i 15 e i 64 anni abbia consumato sostanze illegali nella vita. E che 1 su 10 lo abbia fatto nell’ultimo anno. L’uso di sostanze è ancora prevalente tra i giovani, in particolare per uso ricreazionale. Secondo i più recenti dati dell’indagine nazionale ESPAD® Italia, 1 adolescente su 4 (il 26%) ha assunto sostanze psicotrope nell’ultimo anno (età 15-18 anni). La cannabis è la sostanza più diffusa e il suo consumo è in lieve aumento, ma solo per l’uso sporadico. In Toscana, secondo quanto stimato dai dati provenienti dall’indagine EDIT, l’andamento è allineato con quello nazionale. Nel 2018 – continua – il 37% degli studenti dichiara di aver assunto almeno una sostanza nella vita e il 30% nell’ultimo anno. Il dato si attesta al di sopra la media nazionale (+4%) per via di un consumo di cannabis lievemente più alto (ma non più frequente). Anche in Toscana la cannabis infatti continua a essere la sostanza maggiormente diffusa tra i consumatori, il 27% ne fa uso nell’anno, seguita da cocaina (1,6%), stimolanti (0,9%), allucinogeni (0,8%) ed eroina (0,2%). L’uso di cannabinoidi nell’ultimo mese in Toscana riguarda il 18% dei ragazzi e, di questi, circa il 40% (quasi 14mila adolescenti) ne fa un uso frequente. Quasi 2 consumatori su 3 non acquistano le sostanze su piazza, bensì le ottengono in regalo/condivisione con il gruppo di amici». 

droga dipendenze

Dati sulla tossicodipendenza

In Toscana nel 2018 i soggetti in trattamento per tossicodipendenza presso i 40 Servizi per le dipendenze (Ser.D) sono stati 16.682. Con una quota di utenza incidente, ossia di nuovi soggetti, pari al 28,5%. Il dato si mantiene stabile nel tempo e risulta sensibilmente più alto della media nazionale (16% circa nel 2017). Gli utenti già in carico, in oltre 20 anni di rilevazione, sono aumentati in modo costante (dal 1991 ad oggi sono passati da 4.273 utenti a 13.549) per merito dei lunghi tempi di ritenzione in trattamento. 

«La proporzione di utenti femmine è pari al 20% – afferma Voller -. L’età media è di circa 40 anni per entrambi i generi, anche se tra i nuovi utenti i maschi hanno un’età media di 36,5 anni; le femmine di circa 41. Per quanto riguarda le sostanze d’abuso primario (ovvero quella responsabile della dipendenza in atto), i dati confermano le tendenze avviate dai primi anni ’90: continua a decresce l’eroina arrivando nel 2018 al 63,6% (1991: 91%). Mentre cocaina e cannabis registrano prevalenze pari rispettivamente al 21,3% e 16,6%. Per quanto riguarda i soli nuovi utenti l’abuso di eroina riguarda circa il 27% dei soggetti in trattamento e quello di cocaina e cannabis rispettivamente il 30% e il 33%, stabili rispetto all’anno precedente. L’abuso, l’uso prolungato e la dipendenza da sostanze psicotrope provocano conseguenze sanitarie per patologie sia acute che croniche, con conseguenti accessi nei PS, ricoveri, trattamenti sanitari o decessi per overdose».

Gli accessi ai PS nel 2018 sono stati 909 (su un totale di 1 milione e mezzo di accessi l’anno). Di questi il 28,5% sono stati effettuati da donne e il 10,6% ha esitato in un ricovero. Oltre il 70% ha un’età compresa tra i 20 e i 49 anni. 

Diagnosi e sostanza più usata

Le diagnosi più frequenti sono state l’avvelenamento da sostanze psicotrope (32,7%), in particolar modo per le donne (42,3%), l’abuso di droghe senza dipendenza (28,7%) e la psicosi da droghe (18,7%), entrambe con una prevalenza lievemente maggiore tra i maschi. Passando ai decessi provocati da overdose da sostanze, nel 2017 in Italia si sono verificati 294 casi, +10% rispetto all’anno precedente (86% uomini). 

La sostanza più spesso responsabile dell’overdose è l’eroina (50% dei casi), seguita da cocaina (18%) e metadone (4,4%). La fascia d’età più colpita è tra i 25 e i 40 anni. In Toscana, nello stesso anno, si sono verificati 43 decessi, il 14,6% di overdose in Italia. 

Dipendenze: percorsi assistenziali previsti dalla nostra regione

Per quanto riguarda tossico e alcol-dipendenti, secondo Voller non esiste ancora un PDTA approvato e condiviso. Tuttavia, nei Servizi per le dipendenze toscani è prevista per tutti i soggetti una prima fase di accoglienza seguita da una valutazione diagnostica del problema. Entro 30 giorni dal primo accesso del paziente dal Servizio viene formulata una diagnosi (se presente). 

A seconda della diagnosi espressa viene proposto un programma terapeutico e approvato dai professionisti coinvolti, a cui farà seguito l’avvio del vero e proprio programma.

Gruppi di auto-aiuto: peculiarità e integrazione coi servizi offerti dalle strutture socio-sanitarie

«Esistono delle linee guida, secondo cui tutti i pazienti che afferiscono ai Ser.D vengono sempre proposti ai gruppi di auto-aiuto – dice Voller -. Tra i Servizi e i gruppi c’è un rapporto di complementarietà e non di sussidiarietà. Tra le principali associazioni di mutuo aiuto ci sono quelle anonime. Poi esistono i Club Alcologici Territoriali (CAT), di cui fanno parte gli alcolisti, le loro famiglie e i servitori-insegnanti (facilitatori), non anonimi».

I gruppi di auto-aiuto sono composti da coloro che dichiarano di avere un problema con l’alcol. Come tutti i gruppi dei 12 passi sono anonimi, hanno un programma (dei 12 passi), non accettano finanziamenti. Diffusi in tutto il mondo, in Italia dove sono sorti nel 1972, sono circa 450 gruppi con una o più riunioni settimanali, in Toscana circa 20. 

La Relazione del Ministero non ricorda la presenza dei gruppi dei familiari per Alcolisti (Al Anon) che stando alle loro statistiche hanno un numero di gruppi in Italia che ha quasi raggiunto i numeri di AA (450). I Club degli Alcolisti in Trattamento, ora Club ALcologici Territoriali si sono sviluppati in Italia alla fine degli anni ’70. 

«Sono gruppi con riunioni settimanali, condotte da un professionista o da un membro comunque addestrato. In Italia – conclude Voller – sarebbero circa 2000, in Toscana circa 80. Nel 2017 il 49,9% dei Servizi ha collaborato con i Club Alcologici Territoriali (CAT), il 36,6% con gli Alcolisti Anonimi (A.A.) e il 15,6% con altri gruppi».

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