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Home » Cultura » “Nocturnales. Le ultime giacobine” – la recensione

“Nocturnales. Le ultime giacobine” – la recensione

Giugno 5, 2020 da redazione Lascia un commento

Riceviamo e pubblichiamo la recensione del libro “Nocturnales. Le ultime giacobine” di Beatrice da Vela

Ho letto questo libro qualche tempo fa e l’intervallo imprevisto che c’è stato fra la lettura e questa recensione, ha fatto sì che sensazioni ed emozioni potessero sedimentarsi  in me lentamente, assumendo la  giusta dimensione. Così adesso tornano a colpirmi valutazioni e giudizi rielaborati nel migliore dei modi. Senz’altro un grandissimo lavoro di ricerca e documentazione, indubbiamente indicativo di un notevole interesse e di un prolungato impegno. 

Nocturnales. Le ultime giacobine

Un perfetto quadro d’epoca dove, a precise vicissitudini e scansioni storiche si uniscono fantasiose elaborazioni personali e delicate sfumature in cui i protagonisti appaiono in tutta la loro umanità. 

In un contesto storico fatto di altalenanti fortune, di ascese vertiginose e di cadute profonde, fra un grande intreccio di personaggi, si delineano le sorti di tre famiglie.

La famiglia Robespierre caratterizzata da elementi così diversi: l’incorruttibile Maxime, il meno impegnato Augustin e Charlotte, che è sempre vissuta all’ombra dei fratelli e che, adesso, stenta  a ritrovare se stessa al fianco di Mathieu.  

La famiglia Le Bas, in cui gli ideali dei figli contrastano dolorosamente con il provincialismo e il tradizionalismo dei genitori.  

E infine la famiglia Duplay, in cui tutti i  componenti, genitori  e figli, si sono infiammati agli ideali della rivoluzione. 

Situazioni e avvenimenti complessi che mi hanno stimolato ad accompagnare la lettura del romanzo con ricerche e approfondimenti personali. Quindi non solo grande impegno da parte di chi scrive ma anche lettura impegnata da parte di chi legge.

Da questi contesti familiari emergono le figure delle quattro protagoniste che diventano il simbolo di quell’epoca violenta così travagliata e bagnata di sangue. 

Da sottolineare l’importanza di un protagonismo al femminile perché, finalmente, si è cercato di analizzare donne impegnate politicamente, in un’epoca in cui alle donne sembrava essere preclusa ogni altra aspirazione che non fosse nell’ambito familiare-domestico.

Dunque un forte messaggio di rivalsa e di rivendicazione  al femminile. 

E come ci appaiono queste quattro donne?  

Diverso è stato il loro percorso, diverso il modo in cui ognuna di loro ha affrontato il crollo del proprio mondo e dei  propri sogni, ma, in ciascuna, è rimasta viva la consapevolezza delle proprie convinzioni e allo struggente rimpianto del tempo in cui erano felici, si unisce il bisogno di ritrovare una propria dimensione. Esse appaiono forti nelle loro convinzioni ma vulnerabili nei sentimenti perché l’essere umano non può staccarsi dai propri affetti ed è difficile poter superare tutte le proprie debolezze. 

Non c’è niente di più terribile che ricordarsi di lontane felicità, quando la sventura ci è piovuta addosso. 

Fra le quattro emerge con forza la figura di Cornelie perché mentre le altre più o meno si sono piegate agli eventi, lei rimane indomita fino alla fine. 

Dopo ripetuti tentativi di azione, è costretta a fermarsi  ma, come dirà lei stessa, “far politica è anche saper aspettare, sapersi eclissare proprio come la luna, per riapparire poi nel momento più opportuno”. “Nocturnales”, questa parola mi aveva incuriosito da subito  e mi ero chiesta il perché di questo titolo.

“Nocturnales” perché chi ha un vero ideale non ci rinuncia ma rimane nell’ombra in attesa di un momento più adatto all’azione, proprio come le stelle che segnano la strada e aspettano l’arrivo del mattino. Nelle note finali del libro quindi, si  evidenzia la determinazione a non arrendersi e a voler continuare la lotta per affermare il diritto di essere sempre se stesse.

Mirella

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