Domani a Firenze un convegno per parlare di cure e percorsi della malattia
Nel 2017 la voce dell’irlandese Micheal iniziò a rallentare. «All’inizio lo trovavo curioso, persino divertente. Pensavo facesse parte dell’invecchiamento». Poi però, dopo una vita di sport nel combattimento corpo a corpo, notò di non riuscire più ad appoggiare il palmo sinistro a terra nei piegamenti. «Pensai che si trattasse di un tendine stirato. Continuai semplicemente a farli sulle nocche». Poi il suo viso cambiò. La bocca si incurvò in una smorfia perenne. «Ancora una volta, pensai che fosse l’età. Mi sentivo in forma. Continuavo ad allenarmi, insegnavo, facevo ricerca». Eppure, la voce rallentava sempre più. I medici non trovavano nulla. «Fu un’amica a suggerirmi di vedere un neurologo. A fine 2019 parlavo ormai come il Papa alla fine della sua vita. Mi mandarono alla Salpêtrière, a Parigi. La diagnosi arrivò all’inizio del 2020: Sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica)».
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