Ma il centrodestra, le elezioni in Toscana, vuole davvero vincerle? A ogni nuova elezione c’è una domanda che aleggia nell’aria: FdI, Forza Italia e Lega vogliono prevalere o preferiscono perdere usando il Granducato come scenario strategico per partite più grandi (e più semplici)?

Il dubbio si accende ogni volta che, per scegliere un candidato, si perdono mesi di tempo fra dubbi e incertezze, oltre che fra malcelate guerre interne. Successe alle regionali 2020, è accaduto alle amministrative 2024 in una città strategica come Firenze, col nome di Schmidt non confermato per mesi. E si è ripetuto sabato. Quando la Lega ha annunciato la propria candidata al ruolo di presidente della Toscana: Elena Meini, oggi capogruppo del carroccio in Consiglio regionale, 37 anni, di Cascina (Pisa).
Cascina è primo Comune toscano conquistato a suo tempo dalla Lega. Diventò sindaca, correva l’anno 2016, l’attuale europarlamentare Susanna Ceccardi che, non a caso, già qualche giorno fa, aveva fatto trapelare i primi indizi.
Il nome della capogruppo regionale del Carroccio arriva in alternativa al sindaco di Pistoia e coordinatore di Fratelli d’Italia, Alessandro Tomasi, che già da mesi gira la Toscana come candidato in pectore. E dopo che il capogruppo e coordinatore di Forza Italia, Marco Stella, aveva chiesto più volte di riaprire il confronto per cercare un profilo più moderato.
E quando salta fuori il nuovo nome? Cinque minuti prima di una conferenza stampa convocata dai capigruppo del Consiglio regionale per annunciare il ricorso al Collegio di garanzia statuaria sulla legge sul fine vita. Cioè, si chiamano i giornalisti per dire che si è uniti e si dà esattamente il messaggio contrario. Con un’aggravante. A quel tavolo ci sono la candidata della Lega, Elena Meini appunto, e il coordinatore di Forza Italia, Marco Stella, che possono entrambi parlare nel merito della novità, congratulandosi a vicenda. Ma per Fratelli d’Italia c’è Vittorio Fantozzi, capogruppo in Consiglio regionale, senza grandi titoli per affrontare il tema candidature. L’imbarazzo è palpabile. Ma pure, per contro, la soddisfazione di chi è riuscito a mettere all’angolo il fratello maggiore. A far fare a Fratelli d’Italia il manzoniano vaso di coccio fra i vasi di ferro.
E ora? Si riparte dal via. Con un confronto fra i coordinatori regionali (in pratica delle primarie non primarie a porte chiuse). E poi il rinvio del problema a Roma (siamo legati a un ragionamento di carattere nazionale, ha detto Stella, primo tema tra tutti la candidatura del governatore in Veneto). Insomma si decide di non decidere.
Eppure il centrodestra sa bene (lo ripete spesso). In Toscana il primo punto per sperare in una vittoria alle elezioni è partire con congruo anticipo. Quello necessario a far conoscere un candidato destinato per definizione alla rincorsa, in una Regione in cui il centrosinistra governa da sempre. Se poi il competitor (fino a prova contraria) è un campione olimpico di presenzialismo come Eugenio Giani, forse converrebbe partire ancora prima.
Si riparte dal via, ma (per citare una canzone poco cara al centrodestra) “forse con più rabbia in corpo”. Staremo a vedere, se la locomotiva centrodestra arriverà a destinazione. O se, come quella di gucciniana memoria, finirà lungo una linea morta.
Vera Mente
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