Dal borgo fantasma al complesso industriale dismesso, dal vecchio manicomio alla villa abbandonata: il fascino della decadenza è ciò che anima il fenomeno Urbex. Abbreviazione di urban exploration, è la pratica di esplorare luoghi costruiti ormai abbandonati, che hanno perso la loro funzione originaria. Ville decadenti, ex ospedali, fabbriche dismesse, castelli, complessi industriali o borghi deserti sono i protagonisti anche dell’Urbex in Toscana. Una forma di scoperta che unisce senso estetico e spirito avventuroso, alla ricerca di atmosfere sospese tra memoria e decadenza che spesso danno vita a spunti fotografici di particolare suggestione.

Come funziona: le comunità e le mappe
La comunità Urbex segnala i luoghi tramite mappe interattive e database collaborativi: Urbexology, ad esempio, cataloga migliaia di siti nel mondo. Anche in Toscana sono decine i siti censiti, visibili anche su Urban Exploration Database. Accedere a questi luoghi è un’attività da fare in maniera consapevole e non improvvisata: gli esploratori si informano prima su accessibilità e stato del luogo, preparando il proprio equipaggiamento (che include torce, mascherine antipolvere, scarpe robuste). E soprattutto entrano rispettando le regole di “leave no trace”: non si porta via niente e non si danneggia; si documenta magari, con foto e video, ma lasciando tutto intatto. Perché il rispetto del luogo e della sua storia è uno degli equipaggiamenti base di ogni urbexer.
Alla ricerca di luoghi dove meravigliarsi, in modo consapevole
Una pratica senza dubbio affascinante, che però va esercitata con consapevolezza e responsabilità. L’accesso a proprietà private o edifici pubblici abbandonati è spesso illegale e può far incorrere in sanzioni. I luoghi in cui si respira il fascino della decadenza, poi, sono non di rado pericolosi dato che si tratta di strutture instabili, dove è alto il rischio di imbattersi in materiali o condizioni potenzialmente dannose. Ogni urbexer che si rispetti sa che esiste il rischio di denunce per violazione di domicilio, anche quando l’abbandono è totale: molti siti urbex sono sorvegliati da telecamere o chiusi con cancelli; l’ingresso senza permesso è, ovviamente, un illecito.
Luoghi simbolo dell’Urbex in Toscana
Nonostante il “galateo” Urbex preveda la massima riservatezza sui siti visitati, sopratutto per limitare l’accesso di vandali e ladri, anche per quanto riguarda l’Urbex in Toscana ce ne sono alcuni ormai noti. Un esempio è l’ex manicomio di Volterra (PI), costruito alla fine del XIX secolo, dove negli edifici si ritrovano tracce della storia di chi all’interno ha vissuto e spesso sofferto. Accessibile anche con visite guidate. A Pistoia c’è il complesso Ville Sbertoli, edificato tra il XVII ed il XVIII, destinato definitivamente a ospedale psichiatrico negli anni Cinquanta del ‘900. Chiuso nel 1978 con la Legge Basaglia, oggi è una struttura dal fascino decadente e fortemente evocativo, anche per le numerose leggende sovrannaturali a cui è legato.
La decadenza diffusa nei borghi fantasma
C’è poi il capitolo dei borghi fantasma, anch’esse materia dell’Urbex in Toscana, come quello di Buriano (Pisa),lasciato dagli abitanti dalla fine degli anni Settanta e completamente abbandonato dagli anni Novanta dopo un tentativo fallito di sviluppo turistico. Oggi la chiesa vuota e le case immerse nella vegetazione gli conferiscono un’atmosfera sospesa nel tempo. Uno dei simboli delle ghost‑town toscane (anche se non proriamente dell’Urbex) è il paese medievale di Fabbriche di Careggine (Lucca), sommerso nel 1953 per la costruzione della diga di Vagli. Quando il bacino viene svuotato (l’ultima volta risale al 1994), il borgo riemerge, offrendo uno spettacolo incredibile.
I templi del divertimento in abbandono
In Toscana, diverse discoteche abbandonate sono diventate mete ambite per l’Urbex. Tra queste a Marlia (LU) spicca l’Ekò (ex Golden Boy), con la sua struttura a forma di cupola che ricorda un’astronave, un edificio visionario nato nel 1970, la cui storia si è conclusa definitivamente nel 2013. Decisamente sopra le righe l’Excalibur, locale a tema medievale inaugurato nel 1993 a Marliana (PT) che ha chiuso i battenti nel 2005. Oggi, tra la vegetazione, rimangono i resti di quello che era stato pensato come un vero e proprio castello medioevale, con tanto di torre merlettata e ponte levatoio.
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