La Toscana resta a sinistra anche grazie ai suoi nomi forti, in una tornata elettorale dove un toscano su due non è andato alle urne
Le elezioni regionali hanno dato poche certezze: Giani è di nuovo presidente, la Lega in Toscana ha perso la propria presa e Prato è ancora innamorata del suo ex. Ma è da valutare anche il fatto che nemmeno la metà dei toscani si è sentita motivata ad andare alle urne: il dato sull’affluenza è il più basso di sempre e resta incagliato al 47,7% rispetto al 62,2% delle Regionali di quattro anni fa. Il precedente record negativo riguardava la tornata elettorale del 2015 quando votò il 48,28% degli aventi diritto. La più motivata in questa occasione si è dimostrata la provincia di Firenze, con il 52,7%; la meno determinata Lucca, ferma al 40,4%. L’astensionismo è insomma uno dei veri protagonisti di queste regionali, dove un toscano su due non è andato alle urne.
Giani vince con il 53,9%. Tomasi 40,8%, Bundu ferma al 4,5%

Le elezioni regionali meno partecipate della storia della Toscana hanno però restituito un Eugenio Giani vittorioso: il governatore uscente del Pd, con il suo 53,9%, ha staccato di 13 punti percentuali lo sfidante, il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi di FdI, che ha raccolto il 40,8% dei consensi. Non supera la soglia di sbarramento, per mezzo punto, la Toscana Rossa di Antonella Bundu (4,5%) che non entrerà quindi in Consiglio regionale nonostante abbia raccolto più voti rispetto alla Lega (ferma al 4,4%, ben al di sotto del 21,8% del 2020) e al Movimento 5 Stelle (al 4,3%, sul 7% delle regionali 2020), entrambi eletti perché in coalizione. Oltre a Toscana Rossa restano al palo le compagini di centrodestra È Ora e Noi Moderati, che non hanno raggiunto la soglia del 3% prevista per le forze in coalizione.
La composizione del prossimo Consiglio Regionale
Oltre al presidente Eugenio Giani, il prossimo Consiglio avrà 15 membri del Partito Democratico (Iacopo Melio, Simona Querci, Filippo Boni, Leonardo Marras, Alessandro Franchi, Mario Puppa, Gianni Lorenzetti, Alessandra Nardini, Antonio Mazzeo, Bernard Dika, Simone Bezzini, Matteo Biffoni, Andrea Vannucci, Serena Spinelli, Brenda Barnini), quattro di Casa Riformista (Vittorio Salotti, Stefania Saccardi, Francesco Casini, Federico Eligi), tre di Alleanza Verdi Sinistra (Diletta Fallani, Massimiliano Ghimenti, Lorenzo Falchi) e due del Movimento 5 Stelle (Irene Galletti e Luca Rossi Romanelli). La minoranza guidata da Alessandro Tomasi e avrà 12 consiglieri in quota FdI (Gabriele Veneri, Luca Minucci, Marcella Amadio, Vittorio Fantozzi, Marco Guidi, Diego Petrucci, Alessandro Capecchi, Enrico Tucci, Chiara La Porta, Jacopo Cellai, Matteo Zoppini, Claudio Gemelli), due di Forza Italia (Jacopo Maria Ferri e Marco Stella) e uno della Lega (Massimiliano Simoni).
Gli exploit dei candidati alle regionali: il caso Biffoni
La sensazione è che, forse, la differenza l’abbiano fatta le persone, quelle già radicate sul territorio o che in qualche modo hanno convinto. L’esempio più eclatante è quello di Prato dove l’ex sindaco Matteo Biffoni (Pd) ha fatto sue ben 22.155 preferenze, staccando con ampio margine tutti le decine di candidati dei vari schieramenti. E se Biffoni sorprende ma non stupisce, lo fa Bernard Dika (Pd): il 27 enne, già nello staff di Giani nell’ambito della comunicazione, ha collezionato 14.282 mila voti proprio nella culla del sindaco Alessandro Tomasi. La donna più votata in Toscana con oltre 14.500 voti è Alessandra Nardini (Pd), l’assessora regionale a scuola e lavoro, candidata nel collegio di Pisa, che ha superato di poco il presidente uscente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo (Pd) con i suoi 13.274 consensi.
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