Il punto è stato fatto durante una puntata del podcast “OPIdee” dell’Ordine delle professioni infermieristiche Firenze-Pistoia
Cosa significa lavorare in triage? Quali sono le sfide quotidiane del 118? Come funziona l’accesso al pronto soccorso? A queste e altre domande ha cercato di dare risposta il podcast “OPIdee” dell’Ordine delle professioni infermieristiche Firenze-Pistoia, con le voci degli infermieri. I temi sono stati trattati nei giorni scorsi in una puntata dell’iniziativa, condotta dagli infermieri e consiglieri di Opi Firenze-Pistoia Tommaso Guido e Alessandro Pini. Ospiti gli infermieri Francesca Pocai e Niccolò Ignesti. Protagonisti della riflessione il lavoro svolto dal pronto soccorso dell’Ospedale Torregalli e dalla centrale operativa del 118 di Firenze.

Ecco le dichiarazioni dei due infermieri di triage
«Rispetto al pronto soccorso, chi riceve richiesta di aiuto tramite la centrale operativa del 118 non può vedere il volto del paziente – ha spiegato Niccolò Ignesti –. Spesso, in quest’ultimo caso, chi ci contatta è un parente o una persona che si trova con lui nel momento in cui accusa un malore. E poi c’è il tema dei pazienti ultranovantenni che non dovrebbero essere indirizzati al pronto soccorso se curabili presso la loro abitazione, per evitare che la loro salute generale venga esposta a rischi inutili. Ma, in alcuni casi, già telefonicamente, ci rendiamo conto che l’intervento di un’ambulanza rimane l’unica strada percorribile. Poi va detto che la prima impressione che ci dà il paziente è fondamentale, anche solo dal tono di voce quando ci parla al telefono».
«Confermo e vale lo stesso anche quando lo si incontra di persona al pronto soccorso – ha affermato Francesca Pocai -. Di solito per prima cosa il paziente va ascoltato quando parla del dolore che accusa, poi si cerca di farlo calmare facendogli capire che è stato preso in carico e che è fondamentale che risponda alle nostre domande altrimenti potremmo non riuscire ad aiutarlo. Il paziente deve, dunque, sia sentirsi ascoltato sia ascoltare. Ci ritroviamo spesso e volentieri a gestire accessi impropri al pronto soccorso. Ad esempio, sono quelli di persone con un dolore alla mano accusato anche da due settimane. Questo fenomeno appesantisce e complica ulteriormente il nostro lavoro. Dovremmo aumentare la consapevolezza su questo problema, già a partire dai giovani nelle scuole».
Violenza contro il personale sanitario e gestione dello stress
Durante il podcast, sono stati affrontati anche altri temi delicati, come episodi di violenza contro il personale sanitario e gestione dello stress.
«La violenza è anche verbale, non necessariamente fisica e casi come questi sono molto frequenti – hanno affermato i due sanitari -. Spesso le aggressioni che riceve chi lavoro al 118 avvengono per solleciti, cioè quando l’ambulanza tarda nell’arrivo sul posto. Questo nervosismo è una forma di violenza nei nostri riguardi perché non è semplice operare in queste condizioni fino a fine turno, considerato che ci si trova a gestire anche 70 telefonate a volta».
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