Un progetto di ripristino ambientale promosso da Nespresso con Legambiente e AzzeroCO2 riporta in vita una prateria di Posidonia oceanica all’Isola del Giglio, proteggendo l’ecosistema marino locale
All’Isola del Giglio, nei fondali della baia di Campese, è in corso un importante intervento di ripristino ambientale che ha come protagonista la Posidonia oceanica, pianta marina endemica del Mediterraneo. L’iniziativa mira a rigenerare una prateria sommersa danneggiata da attività umane e da un passato legato all’estrazione mineraria.

Il progetto si inserisce nel programma “Le città che respirano”, lanciato da Nespresso Italiana in collaborazione con Legambiente e AzzeroCO2, parte della campagna nazionale Mosaico Verde. Attivo dal 2020, il programma ha già permesso la riqualificazione di oltre 95.000 m² di aree verdi in Italia. Con l’intervento all’Isola del Giglio, l’attenzione si sposta ora sul capitale naturale sommerso del nostro Paese.
Ripristino della Posidonia oceanica a Giglio Campese
La zona interessata dall’intervento è quella di Giglio Campese, sul versante nord-occidentale dell’isola. Qui, tra il 1938 e il 1962, i fondali furono profondamente modificati dalle attività estrattive di pirite. A questo si è aggiunto, negli anni più recenti, l’impatto dell’ancoraggio intensivo delle imbarcazioni turistiche, soprattutto durante i mesi estivi.
Il progetto prevede il trapianto di circa 2.500 fasci di Posidonia oceanica, utilizzando esclusivamente materiale vegetale di recupero, raccolto localmente senza prelevare piante da praterie sane. Si tratta di talee distaccate naturalmente a causa di mareggiate o danni da ancoraggio. Un approccio innovativo, sviluppato dal Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università La Sapienza di Roma, che evita impatti aggiuntivi sugli ecosistemi marini.
Perché proteggere la Posidonia oceanica all’Isola del Giglio
La Posidonia oceanica è un indicatore fondamentale della salute del Mar Mediterraneo: produce ossigeno, assorbe CO₂, stabilizza i fondali e protegge le coste dall’erosione. Le sue praterie sono considerate habitat prioritari dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea e sono tutelate dalle convenzioni di Berna e Barcellona.
L’intervento all’Isola del Giglio rappresenta una risposta concreta al degrado degli ecosistemi marini. L’area è stata delimitata da due boe informative, che fungono da deterrente all’ancoraggio, favorendo così l’attecchimento delle talee. Per il trapianto sono stati utilizzati picchetti biodegradabili, che si degradano nel tempo senza lasciare tracce.
Un progetto che nasce dal territorio per il futuro del mare
Il progetto è stato presentato ufficialmente il 22 luglio 2025 al Porto dell’Isola del Giglio, alla presenza di rappresentanti istituzionali locali, referenti scientifici e promotori dell’iniziativa. Tra i presenti: Guido Cossu (Vice Sindaco del Comune Isola del Giglio), Domenico Solari (Assessore all’Ambiente), Viviana Marino e Matteo Di Poce per Nespresso Italiana, Laura Sadori (Sapienza Università di Roma), Alessandro Martella (AzzeroCO2) e Giorgio Zampetti (Legambiente).
“La Posidonia è la nostra foresta sommersa”, ha dichiarato Martella. “Difenderla è una priorità assoluta. Con questo intervento non solo rigeneriamo un habitat compromesso, ma gettiamo le basi per una nuova cultura ambientale, anche all’Isola del Giglio”.
L’assessore Solari ha aggiunto: “Abbiamo finalmente compreso che il mare non è solo una risorsa da sfruttare, ma un organismo delicato da proteggere. Questo progetto è un segno di riconciliazione con la natura”.
Dall’Isola del Giglio a un Mediterraneo più sano
Con questo intervento, “Le città che respirano” apre un nuovo capitolo del suo percorso. Dopo i boschi, ora anche i fondali. Un gesto concreto, coerente con la strategia globale “The Positive Cup” di Nespresso, che dal 2014 ha contribuito a piantare oltre 10 milioni di alberi nel mondo e a migliorare la sostenibilità ambientale lungo tutta la filiera produttiva.
L’Isola del Giglio si conferma così un punto di riferimento per la tutela ambientale in Toscana e nel Mediterraneo, grazie a un progetto che unisce scienza, responsabilità sociale e partecipazione delle comunità locali.
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